Monografie – Portale Cinema Muto Italiano

Le numerose monografie d’epoca che documentano dal punto di vista editoriale la storia del cinema muto italiano appartengono a tipologie editoriali piuttosto diversificate. Da ricordare, prima di tutto, sono i manuali tecnici e professionali, come la guida Hoepli sulla cinematografia firmata da Mariani, o il celebre volume di Paul Liesegang Il cinematografo, considerato per molti anni come il più serio e autorevole manuale tecnico pubblicato in Europa, e meritoriamente tradotto dal tedesco dai fratelli Bocca nel 1909.

I manuali più noti sono per i proiezionisti (per esempio quelli di Guglielmo Re, Carlo Laguna e Luigi Sassi). In alcuni casi, tuttavia, le pubblicazioni tecniche erano destinate non tanto a chi già lavorava nel settore ma a coloro che nutrivano l’ambizione, più o meno velleitaria, di entrare nel mondo del cinema. In questo caso, i settori d’attività che attiravano maggiormente erano la sceneggiatura (si vedano le dispense del corso di corrispondenza redatte da Renzo Chiosso oppure il manuale di Pasquale Marica) e la recitazione (documentata ad esempio dalle tre edizioni del fortunato manuale dell’attore Paolo Azzurri).

Una seconda tipologia editoriale è rappresentata dall’ampia letteratura divistica, ossia dagli scritti dedicati a singoli attori e attrici del cinema muto italiano, per lo più aneddotici e impressionistici, sia all’interno di volumi più generali dedicati al fenomeno divistico (come nei volumi di Ottorino Modugno e Arturo Lanocita), sia in specifici albi biografici, tipici degli anni Venti (come la collana “I grandi artisti del cinema” della casa editrice milanese Gloriosa).

Meno consistente, ma tutt’altro che trascurabile, è invece la tipologia dei testi monografici teorici (spesso non veri e propri volumi ma opuscoli ed estratti). Buona parte delle monografie riconducibili a questa tipologia sono improntati a riflessioni estetiche, come una larga parte de Il teatro muto del regista e produttore Piero Antonio Gariazzo, La fabbrica dei sogni, dello scrittore e sceneggiatore Vittorio Emanuele Bravettae i due importanti volumi di Sebastiano Arturo Luciani, Verso una nuova arte: il cinematografo e L’antiteatro.

Esistono tuttavia anche riflessioni teoriche sul cinema ispirate, per esempio, da temi scientifici (come l’estratto da rivista firmato dallo psicologo Mario Ponzo), pedagogici (come Il cinematografo nelle scuole del filosofo Francesco Orestano), giuridici (come il corposo La cinematografia e la legge, di Umberto Tiranty o La contabilità per il cinema, e raccolta di leggi e disposizioni riguardanti il cinematografo di Italo Sinigaglia Sassi ecc. Ben più numerosa è comunque la produzione editoriale dei cataloghi di vendita di articoli di ottica, fotografia e cinematografia (da segnalare per esempio quelli pubblicati dall’Ambrosio).

Un’ultima tipologia è rappresentata, infine, dai testi letterari, e comprende pubblicazioni di diversa natura: le fonti narrative e teatrali di alcune importanti produzioni italiane dell’epoca integrate con fotografie del film (come nel caso dei Promessi sposi edito da Hoepli, o di Quo Vadis pubblicato da Treves); la produzione letteraria di soggettisti e registi del cinema muto italiano, precedente o parallela alla loro attività cinematografica (è il caso della ‘novellizazzione’ di Emilio Ghione, o delle raccolte poetiche di Arrigo Frusta e Nino Oxilia);i romanzi, i racconti e le commedie di argomento cinematografico (come Cinematografo. Scene famigliari per fanciulle di Anna Vertua Gentile o Al cinematografo, pubblicato nel 1907 dal giornalista Gualtiero Italo Fabbri)