Con la rapida affermazione del cinema, forma d'intrattenimento capace di attrarre un pubblico eterogeneo per età, genere e classe sociale, si fa sempre più frequente fra i sostenitori della causa moralizzatrice, la preoccupazione che possa veicolare messaggi e comportamenti diseducativi, quando non addirittura criminali, soprattutto fra le fasce di spettatori più deboli, ovvero i bambini, le donne, i neuropatici e il pubblico meno colto (si confronti quanto scriveva Giulio Rudini su “Il Maggese Cinematografico” del 10 maggio 1913). Non sorprende quindi la frequenza con la quale viene invocata l’istituzione della Censura cinematografica sin dai primi anni del Novecento.