Il dopoguerra e il monopolio UCI

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Dopo la guerra non si registra una ripresa (malgrado il numero dei film prodotti nel 1919 salga di circa 35 unità rispetto all’anno precedente): si conferma al contrario quel trend nell’aumento delle importazioni che era già emerso negli anni del conflitto. Agli inizi del 1919 l’industria cinematografica italiana tenta di formulare una risposta unitaria a questi segnali di crisi:

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Verso un cinema di retroguardia?

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La crisi dell’Uci si aggrava con la messa in liquidazione, nel 1921, della Banca Italiana di Sconto, partner finanziario determinante del consorzio. Dopo quell’anno si registra una sensibile diminuzione dell’attività produttiva. A colpire non è tanto il calo della produzione (che per altro diventerà drammatico a partire dal 1924), quanto il divario ormai incolmabile tra lo standard qualitativo del film italiano e il livello di maturità espressiva raggiunto dalle altre cinematografie maggiori (dagli Stati Uniti all’Unione Sovietica, dalla Germania alla Francia):

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Il fenomeno Pittaluga

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In conseguenza della crisi numerosi professionisti del cinema italiano sono costretti emigrare in altri paesi, in particolare in Germania. Il fallimento dell’Uci riapre gli spazi del mercato ai piccoli produttori indipendenti. I tentativi più riusciti di mantenere in vita la produzione italiana negli anni Venti sono condotti da produttori che propongono film per un pubblico regionale o per le comunità italiane all’estero: è il caso di alcuni produttori napoletani come Emanuele Rotondo, Vincenzo Pergamo, la famiglia Notari, guidata sin dal 1905 dalla forte e singolare personalità di Elvira, ma soprattutto Gustavo Lombardo, già attivo dagli anni Dieci come uno dei più importanti distributori italiani.

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La nascita del Luce

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Se il regime mantiene un profilo morbido nei confronti della produzione a soggetto, diverso è invece il suo atteggiamento nei confronti delle potenzialità educative e propagandistiche del cinema documentario. Nel 1926 il regime statalizza l’Unione Cinematografica Educativa (Luce), un organismo che già da alcuni anni era andato specializzandosi nella produzione e distribuzione di film a carattere didattico.

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I primi passi del cinema sonoro

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Pittaluga comprende subito l’importanza del film sonoro e la necessità di rifondare le condizioni tecnologiche della produzione e dell’esercizio. Si fa promotore del graduale adeguamento delle sale cinematografiche da lui gestite (in particolare di quelle di prima visione) ai due sistemi di riproduzione del suono cinematografico allora in voga: il sound on disc (sistema di riproduzione del suono tramite dischi grammofonici in sincrono con le immagini) e il sound on film (sistema, rivelatosi vincente già a partire dal 1931, di registrazione fotosensibile del suono direttamente su pellicola tramite pista ottica).

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