La 36a edizione delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone si è aperta il 30 settembre con la proiezione di La folla di King Vidor (US 1928) con accompagnamento musicale dell’Orchestra San Marco di Pordenone su partitura di Carl Davis. Stesso compositore, direttore e orchestra hanno accompagnato anche l’evento di chiusura dell’8 ottobre, la proiezione di The Student Prince in Old Heidelberg di Ernst Lubitsch (US 1927).
Numerose le retrospettive in programma, che, come ogni anno, si sono aperte ai più vari generi, temi e momenti del cinema muto mondiale, spaziando dalle origini del western (che hanno compreso anche due titoli italiani prodotti dall’italiana Cines, Sulla via dell’oro (IT 1913) e Nel paese dell’oro (IT 1914), entrambi provenienti da EYE Filmuseum di Amsterdam), ai film di viaggio sovietici, ai drammatici documenti sugli effetti della 1a Guerra Mondiale, fino alle nasty women, le cattive ragazze delle commedie americane ed europee, tra cui la nostra Lea Giunchi, uno dei primi caratteri comici femminili italiani, della quale sono stati proposti ben tre film, sempre di produzione Cines: Lea in ufficio (It 1911), dalla Cineteca di Bologna, Lea sui pattini (IT 1911) e Lea bambola (IT 1913), entrambi da EYE Filmuseum di Amsterdam, collezione Desmet.
Spicca, in relazione al cinema muto italiano, la retrospettiva su Luca Comerio curata da Sergio Germani, che offre uno sguardo rinnovato e cinefilo sul poliedrico fotografo e reporter milanese, con diversi film rari o di recente identificazione, tra cui La gloriosa battaglia delle Due Palme del 12 marzo a Bengasi (IT 1912), nel frammento restaurato dal CSC-Cineteca Nazionale, le recenti restituzioni sperimentali realizzate dalla Cineteca di Bologna dei film “dal vero” in Kinemacolor, I plotoni nuotatori della 3ª divisione di cavalleria comandata da S.A.R. il Conte di Torino (IT 1912) e La vita dei nostri ascari eritrei in Libia (1912), o, ancora, le pièces teatrali del personaggio comico milanese Tecoppa, interpretate dall’attore Edoardo Ferravilla (Tecoppa e C., IT 1914, dalla Cineteca Italiana).
Nell’ambito della sezione Ritrovati e restaurati è stato riservato uno spazio particolare ad Anna Fougez, la grande artista di varietà di origine tarantina, della quale è stato presentato l’unico film ad oggi conservato, Fiore selvaggio (Gustavo Serena, IT 1921) restaurato dal CSC – Cineteca Nazionale nel contesto del progetto Irresistibile Fougez, promosso dall’Associazione La Bottega delle idee di Taranto, insieme con Apulia Film Commission.
Tra i classici inclusi quest’anno nella consueta sezione Il canone rivisitato, oltre a capolavori della cinematografia mondiale come Aelita (Yakov Protazanov, URSS 1924), Fièvre (Louis Delluc, FR 1921) e Ménilmontant (Dimitri Kirsanoff, FR 1926), hanno fatto mostra di sé anche due fondamentali opere di Febo Mari regista: il frammento restaurato dal Museo del Cinema di Torino di L’emigrante (1915), interpretato dal grande Ermete Zacconi, e Fauno (1917), pietra miliare del cinema simbolista italiano, nel restauro realizzato nel 1994 da La Cinémathèque royale de Belgique, Museo Nazionale del Cinema, La Cineteca del Friuli nell’ambito di The LUMIERE Project (MEDIA Programme).
Il festival ha inoltre dedicato una sezione ai settant’anni della Cineteca Italiana di Milano, il più antico archivio di film italiano, che ha presentato una selezione dei suoi più recenti film restaurati, tra cui Il fiacre n. 13 (Alberto A. Capozzi – Gero Zambuto, 1917, in 4 episodi), La trappola (Eugenio Perego, 1922) e Mediolanum (Ubaldo Magnaghi, 1933), esempi di generi diversi, feuilleton noir il primo, commedia brillante e anticonformista il secondo, interpretato da una Leda Gys sbarazzina e anti-diva, documentario sperimentale il terzo, ormai sulle orme del primo cinema sonoro europeo.