Quartogenita di tre sorelle e due fratelli (come svela il recente studio di Pasquale Almirante, Da Pasquale a Giorgio Almirante), figli di Michele e Maria Elena Dall’Este, nacque a Taranto, il 3 giugno 1890e cominciò, fin da giovanissima, a calcare le tavole del palcoscenico, recitando con diverse compagnie (fra le quali si ricordano quella di Ettore Berti – al fianco tra l’altro dei cugini Luigi e Mario Almirante –, quella di Alfredo De Sanctis e quella di Ruggero Ruggeri).
Nel 1911 sposò il giornalista, attore e regista Amerigo Manzini e fece il suo esordio al cinema in una – non meglio precisata – Maria di Magdala diretta da Mario Caserini, secondo quanto lei stessa ricordava in un contributo apparso su Cinema Illustrazione nel giugno 1934. Tuttavia il titolo non compare sui repertori ufficiali: i primi film in cui risulta accreditata la sua partecipazione sono infatti tre produzioni della Savoia Film del 1912: Sul sentiero della vipera, La miniera di ferro e La fuggitiva. La celebrità giunse però solo con l’interpretazione della regina Sofonisba in Cabiria, che segnò anche l’inizio di una brillante carriera cinematografica e che ne determinò il novero fra le più importanti dive italiane del tempo.
Non abbandonò comunque mai il teatro, facendovi anzi ritorno frequentemente.
Fra il 1916 e il 1917 fu scritturata da diverse case di produzione (Gladiator, Latina Ars, Silentium, ecc.). Il 1917 fu anche l’anno del ritorno all’Itala, che nel biennio successivo la volle protagonista di due pellicole di successo: Femmina e Hedda Gabler.
Nel 1920 passò alla FERT e nel 1923 all’Alba Film, prendendo parte a numerose pellicole dirette dal cugino Mario – molte delle quali fortunosamente sopravvissute e oggi restaurate: Zingari (1920), Marthù che ha visto il diavolo, La statua di carne (1921), La grande passione, La maschera del male (1922), L’ombra, La piccola parrocchia (1923), L’arzigogolo (1924).
Dopo un breve periodo trascorso in tournée teatrali, nel 1927 interpretò il suo ultimo film muto: La bellezza del mondo.
Riapparve sul grande schermo – e fu per l’ultima volta – solo nel 1934, ne L’ultimo dei Bergerac di Gennaro Righelli, che rimase anche il suo unico film sonoro.
L’anno seguente si trasferì in Brasile, dove, occasionalmente, continuò a recitare per la colonia italiana e qui morì, a São Paulo, fra l’agosto e il settembre 1941, poco più che cinquantunenne, a causa della puntura di un insetto velenoso.
[m.g.] = Marco Grifo
“Riviste e Monografie”: I grandi artisti del cinema: Italia Almirante