Lo scoppio della guerra provoca un calo della produzione interna e delle esportazioni. Non la stessa cosa può dirsi tuttavia per le importazioni: i film stranieri giungono nel nostro paese con grande facilità, e a trarne vantaggio è il cinema statunitense, l’unica produzione non toccata, almeno fino al 1917, dalle conseguenze della guerra. Proprio durante gli anni del conflitto il cinema americano pone in Italia le basi della sua futura egemonia. Nel 1917 arrivano in Italia film importanti come Intolerance (1916) di David Wark Griffith e The cheat (1915) di Cecil B. De Mille, ma gli spettatori italiani possono anche vedere i film di Thomas H. Ince, le comiche di Mack Sennett, Roscoe Arbuckle e del primo Chaplin. Per quanto riguarda la produzione interna si afferma il “diva film” (dramma passionale incentrato su un personaggi femminile) e iniziano a proliferare i film di propaganda bellico-patriottica. Quest’ultima è una produzione spesso realizzata in gran fretta, segnata da titoli improbabili come Patria mia! (1915), Morte alle spie! (1915), Vipere d’Austria, a morte! (1915), ma illuminata anche da titoli di grande valore artistico come Maciste alpino (1915) e La guerra e il sogno di Momi (1917)
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- La crisi del 1909
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- Il boom produttivo e l’avvento del lungometraggio
- I giorni di Cabiria
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- La guerra e la prima invasione hollywoodiana
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