Regia: Gero Zambuto; supervisione: Piero Fosco; produzione: Itala Film, Torino; visto censura: n. 13741, 14-08-1918; lunghezza originale: 1789 m; prima visione romana: 06-12-1918; soggetto: da La femme de Claude (1873) di Alexandre Dumas figlio; fotografia: Segundo de Chomón, Antonio Cufaro; scenografia: Dante Signorini; interpreti e personaggi: Pina Menichelli (Cesarina Ruper), Vittorio Rossi-Pianelli (Claudio Ruper), Alberto Nepoti (Antonino), Camillo Talamo, Gabriel Moreau, Arnaldo Arnaldi, Esperia Sperani, Antonio Monti, Leopoldo Lamari.
Il film
Cesarina è la moglie infedele di Claudio Ruper: i due non divorziano per la religiosità di Claudio, ma vivono come estranei. Alla morte del figlio illegittimo, infatti, tenuto fino ad allora nascosto presso una coppia di contadini, Cesarina ha una reazione fredda e anaffettiva e questo convince Claudio a troncare con lei ogni contatto, mantenendo soltanto la convivenza imposta dal decoro borghese. Claudio si dedica allora completamente al proprio lavoro: è un inventore che si occupa di armamenti e macchinari bellici e mette a punto una nuovo cannone di eccezionale potenza. L’invenzione attira l’attenzione di una società segreta, che incarica una spia, Moncabré, di sedurre Cesarina per farsi consegnare i documenti del marito, e l’agente segreto, da parte sua, ricatta Cesarina minacciando di rivelare una sua tresca con Antonino, il giovane allievo di Claudio, se non lo aiuterà rubare l’invenzione del marito. Claudio, avvertito da una fedele servitrice, uccide allora la moglie, che nel frattempo è divenuta complice della spia.
«…la mala femmina che mina la società, dissolve la famiglia, smembra la patria, sfibra l’uomo, disonora la donna di cui assume le parvenze e distrugge quelli che non la schiacciano».
I materiali filmici
Il film è stato realizzato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino e dalla Fondazione Cineteca di Bologna nel 2011 a partire da una copia positiva nitrato imbibita e virata, con didascalie francesi, della Collezione Lobster Films (Parigi). La copia misura circa 1400 metri rispetto ai 1789 metri indicati sul visto di censura.
Il lavoro di ricostruzione delle didascalie italiane si è basato sul visto di censura e sugli elenchi delle didascalie conservati dal Museo Nazionale del Cinema, mentre la grafica è stata desunta dai cartelli di film coevi di produzione Itala. È stato ripristinato l’ordine di montaggio originale, le lacune sono state segnalate con 10 fotogrammi neri. La lavorazione è stata effettuata presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata di Bologna.
Link al film (canale Vimeo MNC)
Provenienza: Museo Nazionale del Cinema di Torino
B/n – colore: colorazioni (da nitrato d’epoca imbibito e virato)
Lingua: didascalie italiane
Durata: 00:70:00
Velocità di proiezione: 18fps